È di oggi la notizia del riscatto di Kean. Non ancora ufficiale ma Romeo Agresti, giornalista vicino al mondo bianconero, da’ per certo il riscatto a 28 milioni di Euro del giocatore dall’Everton.
Ora, non che avessimo bisogno di assistere all’indecoroso spettacolo visto domenica contro la Roma (espulsione dopo 39 secondi) per attribuire un valore al giocatore, ma adesso, anche i più titubanti dovrebbero avere una certezza nitida. Moise Kean non è un giocatore da Juve. Qualche gol l’ha fatto, certo, ma di talento e spesso anche solo di basi tecniche in questi anni ne ha mostrati davvero pochi. Non è nè bello da vedere, nè concreto, nè utile come “arma” strategica da inserire per cambiare l’esito di una partita.
Negli ultimi 15 anni in attacco abbiamo avuto gente come Del Piero, Higuain, Ronaldo, Dybala, Tevez, Mandzukic. Gente per cui adesso proviamo una nostalgia inaudita. Nella lista dei buoni giocatori in quel reparto mettiamo dentro: Matri, Quagliarella, Vucinic, Morata. Persino i vecchietti Toni e Borriello che, per ruolo nello spogliatoio, avevano la loro ragion d’essere. Possiamo finanche citare Zaza e Llorente, giocatori che non ho mai amato ma che nemmeno mi facevano “incazzare” ad ogni pallone toccato.
Insomma nelle nostre fila, tra uno scudetto e l’altro del nostro storico filotto tra il 2011 e il 2020, si sono alternati attaccanti top o comunque capaci o cazzuti, alla peggio: utili a qualcosa fosse anche solo tenere palla in attacco, fare una sponda, conquistare palloni in momenti di affanno.
Mi pare un requisito minimo. Kean quel minimo, ahi noi, non ce l’ha.
Allora la domanda è: cosa non sappiamo delle motivazioni che hanno portando la società dritta dritta a voler tenere questo attaccante in squadra? Perché in un momento già critico di suo non si può cercare un possibile giovane talento a basso costo anziché tenersi un flop accertato ad un costo davvero troppo alto per essere vero?
Un terzo attaccante (per gerarchia da noi è tale e tale rimarrà) che costa più di giocatori titolari nelle rispettive squadre come Lookman, Jovic, Cabral, Arnautovic, Nzola, Berardi per citarne qualcuno a caso del nostro campionato non ha molto senso. Con la stessa cifra e dei buoni osservatori compri 3 giovani più che decenti da 9 milioni come quando puntammo su Nicola Amoruso e Bobo Vieri alla fine degli anni 90 portandoci in casa grandi promesse poi mantenute.
Qui di promessa ce n’è solo una: quella di restare delusi. Puntualmente.