Quando al minuto quattordici Szczesny salva il risultato con un gran riflesso sul tiro di Giroud la sensazione è che non avremmo retto ancora per molto. Che lo svantaggio sarebbe stato solo questione di minuti.
Di fatto per quasi tutto il primo tempo è il Milan a metterci voglia ed energia mentre noi, rispolverando un classico Allegriano, stiamo lì a provare in tutti i modi ad addormentare il match. Stiamo lì, belli bassi, attenti più a non prenderle che a darle.
Poi l’imponderabile. In uno dei nostri abbozzati tentativi di contropiede Thiaw viene fregato da una finta di Kean (fino a quel momento neutralizzato senza grandi sforzi). Fallo da ultimo uomo. Rosso. Superiorità numerica.
La partita cambia.
Kean dimostra che ormai il suo l’ha fatto e sbaglia un gol a 12 centimetri dalla porta. Gli avversari indietreggiano.
Il secondo tempo è bruttino (non che il primo fosse stato bello) ma, senza più il patema d’animo di difendersi e basta, appariamo meno brutti noi. Al 63’ il nostro giocatore più mobile e veloce, Weah, viene a prendersi la palla sulla fascia opposta e, sotto gli occhi di papà George, apparecchia a Locatelli il tiro dalla distanza. A dispetto dei pronostici il Loca scocca una conclusione bella tesa che, deviata da Krunic, mette fuori causa Mirante. Gol.
A maglie invertite 7 anni dopo il gol contro di noi (era il 2016 Milan-Juve 1-0) Locatelli pareggia i conti con la storia e, speriamo, con se stesso. Avremmo bisogno delle sue reti come il pane.
Nel frattempo ci prendiamo questo gol, il raro gesto tecnico di Kean, la paratona del polacco, la solidità della difesa, i lampi di Weah e Cambiaso, il rientro di Chiesa e, i due punti dalla vetta.
Andiamo avanti. Senza cravatta.

Migliori
Gatti. Neutralizza il pericolo nr. 1 Leao pressandolo a tutto campo
Weah. A volte ingenuo ma il più dinamico
Locatelli. Uomo del match
Szczesny. Senza quella parata parleremmo di un’altra partita.
Peggiori
Miretti. Riesce a fare schifo anche quando gioca 5 minuti. Non vince mezzo contrasto.
Milik. È vero che lavora per la squadra e che finché è in campo attacchiamo poco ma in quel poco lui non c’è.
